Stigma – ediz. 2018 Architettura

Il Guatemala partecipa per il primo anno alla 16. Mostra Internazionale di Architettura- La Biennale di Venezia. Il tema della mostra sarà incentrato su una esposizione volta ad una architettura virtuale e utopistica.

Se da un lato la Torre di Babele è stata metafora della crisi dei linguaggi – difatti nel testo biblico gli uomini, a causa della loro tracotanza di arrivare al cielo mediante una costruzione altissima, erano stati puniti con una infinità di lingue, dialetti ed idiomi tanto da non poter più comprendersi tra loro e tanto da lasciar sospesi i lavori di edificazione- allo stesso modo con il postmoderno si è attuata la crisi dei grandi racconti, di una cultura narrativa universale.

Il padiglione ha cercato di fornire una risposta a questa crisi attraverso progetti utopici e effimeri non improntati a un funzionalismo universale bensì ispirati a archetipi architettonici. Centrale nel percorso espositivo è l’esatta riproduzione fotografica del Tempio delle Maschere di Tikal -antica piramide costruita dai Maya in Guatemala- città in cui nessuna regola aurea, nessun piano urbanistico presiedeva l’ordinamento degli edifici se non quello spirito comunitario religioso che dava origine a una successione di giganteschi altari.

Se il tema generale Freespace è “spazio di opportunità, uno spazio democratico, non programmato e libero per utilizzi non ancora definiti” capace di legare “l’arcaico e il contemporaneo”, il Guatemala indaga altresì questo spazio proponendo una sorta di “Città Virtuale” intesa come articolazione dei sistemi urbani secondo nuove modalità di una intelligenza collettiva, secondo un unico linguaggio.